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domenica 4 dicembre 2011

SE VI INTERESSA, CHI CAZZO SONO LE STRISCE!!

“Ma chi cazzo sono le Strisce?”. Per più di un anno questo claim virale ha impazzato sulla maggior parte dei social network italiani, intasando le mailbox di band emergenti, promoter, giornalisti musicali ed etichette discografiche, e altrettante migliaia appartenenti a un esercito di perfetti sconosciuti. I mittenti si facevano chiamare “Le Strisce”, avevano una pagina MySpace e due canzoni da fare ascoltare. Il profilo? “Rock/Pop, terapeutica e di facile ascolto”.
“Marta” e “Revolver”, queste le hit uploadate sul web, erano due esplosioni di pop-rock alla Strokes, da canticchiare già al secondo ascolto, con testi sarcastici e una voce allegra, mediterranea, anti-snob.
Nel 2008 le due canzoni hanno fatto il giro della Rete, e sono subito diventate pezzi-icona del nuovo corso musicale globale, ispirato dalla filosofia “Do It Yourself”. Ovvero: noi la musica ce la produciamo da soli. Per farvela ascoltare, ci basta un laptop e una buona connessione.
Alla fine, però, l’etichetta è arrivata. E Le Strisce sono dovute uscire allo scoperto. Con Capitol/EMI hanno prodotto, nel giugno 2008, il primo ep, e alla playlist del gruppo si sono aggiunte altre due martellanti chicche rock, come “Fare il cantante” e “Io non sto bene”.
Le Strisce sono cinque universitari fuoricorso di Napoli, ragazzi abituati a svegliarsi dopo mezzogiorno per colpa di una mamma che urla: «ma quando te lo trovi un lavoro?». Davide, il cantante, autore di tutti i testi (si definisce «un classico chitarrista da falò») studia Giurisprudenza; Andrea, chitarra, Biologia; Raffaele, batteria, Ingegneria Aerospaziale; Enrico, chitarra, Architettura, e Francesco (aka “Zoid”), Scienze della Natura. Le Strisce fanno musica liberamente ispirata alle band più indie del Brit Pop («Siamo un gruppo pop camuffato da gruppo rock», scherzano); solo che, a differenza di molti altri rockers nostrani, di cantare in inglese non ne vogliono affatto sapere.
Le Strisce, che vengono dai comuni di Marano, Aversa, Quarto e Capodimonte, si sono conosciuti in una sala prove. «All’inizio ci chiamavamo Goya, perché Goya dipingeva di notte. Ma con Le Strisce potevamo giocare a livello grafico ed è un nome facile da ricordare». Infatti, prima ancora di registrare le canzoni, il quintetto ha creato una pagina MySpace solo per far sapere al mondo che esisteva. «Mandavamo in giro viral con scritte tipo  “Le Strisce hanno la coda di paglia”, “Le Strisce qui lo dicono e qui lo negano” e robe simili. Invitavamo gente di gruppi famosi a concerti che non avremmo mai fatto». Poi sono arrivati i due demo «buttati giù alla bell’e meglio», migliaia di contatti, la lista degli amici che si allunga di ora in ora, la chiamata da un’etichetta importante e la ribalta live, esplosa il giorno in cui la band ha aperto il concerto dei Kooks all’Alcatraz di Milano.
Il 18 maggio 2010 uscirà il loro primo Album, anche se, per tutte le belle canzoni che hanno tenuto fuori dal disco, si può tranquillamente dire che questo non è il primo album, ma il secondo.
Sono maturati molto negli ultimi mesi specialmente negli arrangiamenti e nella scrittura dei pezzi.
Nelle 12 tracce che lo compongono, il gruppo si conferma nell’amore per il rock britannico e lo sguardo disincantato sulla mediocrità italiana.

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